Mémoires du Tour. Pirenei 1969: Merckx, l'extraterrestre
Lo scorso
anno, in occasione di un viaggio negli USA, ho visitato lo Space and Air Museum
di Washington.
Un museo
decisamente affascinante, dedicato alla storia dell'aviazione e alla scoperta
dello spazio.
Se solo
l'aria condizionata non fosse stata regolata su livelli polari, la permanenza
sarebbe stata ancora più piacevole.
Non c'è che
dire: osservare da vicino il LEM -il modulo lunare che sembrava ricoperto di chilometri di fogli
di alluminio, tipo Cuki-, le capsule sulle quali gli astronauti ritornavano
sulla Terra - ma come ci potevano stare tre persone lì dentro?- è stato
emozionante. Così come lo è stato soffermarsi incuriositi a guardare tutti gli
oggetti legati in qualche modo alle esplorazioni sulla luna. Non mancava
neppure il gilet indossato da “Gene Kranz”
, reso celebre dal film Apollo 13.
E' stato un
ritorno al passato, a quel periodo in cui
i viaggi nello spazio erano all'ordine del giorno , con lanci di
astronavi ( americane e sovietiche) che si susseguivano a intervalli talmente
ravvicinati da lasciare immaginare un futuro nel quale ,dopo
Il cinema e
le serie televisive facevano il resto: lo Spazio sarebbe stato l'avvenire
dell'umanità.
Quando l’Apollo
8, nel dicembre del 1968, aveva circumnavigato la Luna, avevo persino scritto
una poesia, tanta era la suggestione.
Lo sbarco
sulla Luna , previsto per il luglio del 1969, era vissuto con un attesa
incredibile. le cronache di quei giorni erano dedicate a quell'evento storico,
e oscuravano le altre notizie.
In quel mese
di Luglio, c’era un ciclista che
sembrava essere un extraterrestre.
Eddy Merckx,
all’esordio nella Grande Boucle, era saldamente in testa alla classifica dopo
quattordici tappe. Non gli avevano fatto paura le salite alpine, né le tappe cronometro ,ed i suoi avversari erano tenuti
a debita distanza. Martedì 15 luglio era prevista la classica tappa pirenaica ,
da Luchon a Mourenx e, allora come oggi, il Tourmalet era collocato lontano
dall’arrivo.
Prima del
gigante pirenaico i corridori avrebbero dovuto affrontare il Peyresourde e l’Aspin . L’ Aubisque, ultima ascesa di giornata, era
piazzata a una settantina di chilometri dal traguardo
La classica
tappa pirenaica, ma con tanta pianura nel finale.
Non pareva
la frazione ideale per attaccare il
belga: Pingeon a oltre otto minuti, Gimondi a più di nove , Poulidor a quasi dieci
avrebbero dovuto inventarsi qualcosa o sperare nel crollo del campione
fiammingo
Eravamo al Tour , certo, e restava l’arrivo in salita e il Puy de Dome , ma i giochi sembravano
fatti. Merckx poteva solo perderlo, quel
Tour, e limitarsi a controllare gli avversari, impegnati, tutt’al più, a
lottare per le posizioni di rincalzo
L’indomani
ci sarebbe stata la telecronaca della partenza del Saturno 5, ma quel 15 Luglio
toccava al Tour de France aprire la scarna programmazione televisiva
dell’estate , che nelle ore serali proponeva gli episodi della serie di Nero
Wolfe e di Belfagor.
Per il
passaggio sul Tourmalet era prevista addirittura una diretta, alle 14,40, un
ghiotto antipasto rispetto al consueto collegamento pomeridiano che , di
regola, avveniva dopo le diciassette
Nel
frattempo c’era il Tour.
L’avvio
della tappa sembrava confermare che non sarebbe successo granchè.
Il Peyresourde e l’Aspin furono
scalati a un ritmo di assoluta tranquillità, con l’ iberico Galera che
passò per primo su entrambi i colli.
Su
Tourmalet- gran caldo!- qualcosa cominciò a cambiare. Vandenbossche, gregario
di lusso della maglia gialla,
iniziò a fare una grande andatura
e ben presto restarono in undici al comando.
Gimondi non resistette al ritmo e, in precarie condizioni di salute,
si lasciò staccare. Ai meno cinque dalla vetta Felice aveva un minuto di distacco, ma il traguardo era
ancora lontano
In cima alla
salita Merckx scattò insieme a Vandenbossche, e nella successiva discesasi
ritrovò da solo ad avere un vantaggio di venticinque secondi, che arrivò al
minuto nella pianura prima dell’ Aubisque.
Si girò più
volte, Eddy, per verificare se gli altri ci fossero. L’ Ammiraglia con Driessens
lo affiancò : il direttore sportivo gli
suggerì di aspettare gli altri. Marino
Vigna, che lo conosceva bene ,gli consigliò di non fare pazzie
Eddy si
voltò ancora , quasi sperando di vedere arrivare Poulidor, Pingeon e gli altri. “Aspettali!",
gli ripetè Driessens.
Ma chi
doveva aspettare, Eddy?
Fu lì, poco prima dell'Aubisque, che nacque il
mito del Cannibale
Aumentò il
passo , il belga, e volò sull'Aubisque. In vetta Vandenbossche e Theilliere sarebbero
passati dopo sei minuti, Poulidor e Pingeon a più di sette
Il belga era
in fuga da
Ma se Merckx
stava scrivendo una pagina leggendaria,
alle sue spalle un altro corridore si
faceva notare
Michele Dancelli , che aveva
scalato in solitudine il Tourmalet, superando decine di corridori, si
era fatto da solo anche l’Aubisque e
dopo due chilometri dallo scollinamento
raggiunse il gruppetto degli inseguitori .Era una giornata delle sue, e quando il bresciano
era in vena, non lo fermava nessuno
Merckx era
ormai lanciato verso un trionfo che
lasciava a bocca aperta. Nonostante gli
inseguitori tentassero di organizzarsi, a un certo punto il suo vantaggio
arrivò a toccare gli otto minuti e mezzo.
Era una
furia, il belga. Si concesse solo il lusso
di pulirsi il volto con una spugna: riprese fiato solo per un attimo
e ripartì all'attacco.
Gli
inseguitori avevano ormai desistito.
Fu un'impresa
di tale risonanza che la televisione belga sospese lo sciopero per trasmettere le
immagini di quel trionfo.Eddy arrivò a
braccia alzate in quell’assolato pomeriggio
pirenaico. Dancelli fu il primo dei battuti, a quasi otto minuti , e con lui c’erano
Vandenbossche , Bayssiere, Pingeon, Theilliere, Zimmermann e Poulidor
Nelle
dichiarazioni del dopocorsa Eddy spiegò le ragioni del suo gesto atletico.
Quando si era trovato da solo al comando era indeciso sul da farsi ma
-attenzione, questo è il punto- gli
sembrava di andare a spasso e, non vedendo arrivare nessuno, aveva voluto (anzi, dovuto) prendere l'iniziativa e
andarsene.
Si
sprecarono i paragoni con il passato, per esaltare l'impresa del belga. Erano
passati vent'anni dalla Cuneo- Pinerolo e c'era già chi lo incoronava il nuovo
Coppi.
E se Eddy riportò alla mente le fughe del ciclismo eroico,
non passò in sordina neppure l'impresa di Michelino Dancelli.
I più
entusiasti furono i giornalisti stranieri, impressionati dalla rimonta del bresciano
il quale offrì una spiegazione singolare del suo gesto atletico: era il
compleanno della sua fidanzata, e voleva farle un regalo. C'era riuscito,
Michelino, e quello era un secondo posto da incorniciare . La giornata rovente
del Tour lo aveva provato " Voglio
acqua, tanta acqua, ho voglia di mare!" cosi si congedò dai cronisti che
lo circondavano
Chi – tra
gli altri- uscì battuto dal quella
giornata fu Gimondi . Non era in buone condizioni fisiche
(aveva il verme solitario) e in più la
squadra non lo aveva supportato. Persino l'albergo era in cima a una salita, e
lo raggiunse in auto.
Il giorno
dopo, neppure le prime pagine dei
giornali, tutte dedicate alla partenza dell'Apollo
11, sarebbero riuscite a mettere in ombra l'impresa del belga.
Di lui si sarebbe
detto della sua maniacale attenzione per la bicicletta: un perfezionista , e prima della
partenza della tappa aveva lavorato a lungo sull'altezza della sella,
facendola abbassare di un millimetro.
Nella
giornata conclusiva di Parigi siglerà il successo finale e il suo primo Tour
sarà cosa fatta. I giornali del lunedì apriranno a nove colonne per lo
sbarco sulla Luna, ma ci sarà gran
spazio per quel belga che aveva vinto
tutte le classifiche a disposizione: generale, a punti, scalatore, squadre,
combattività e combinata.
“ I grandi
campioni non hanno passaporto”, titolò un quotidiano
E se gli
astronauti , durante la loro breve
passeggiata lunare , non avevano incontrato nessun alieno, un vero e
proprio marziano era comparso sulla scena del ciclismo.
Avesse corso
sulla Luna, avrebbe vinto anche lassù
Mario Silvano ( www.cicloweb.it, 2009)
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