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Visualizzazione dei post da agosto, 2021

Giro 2007: alla Guardia, alla Guardia!

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  Alla Guardia in molti   siamo saliti a piedi, come ai bei tempi. Io da Lencisa , con passo svelto ( scarpe da poco e faccia d’andar via, per dirla con Oscar Prudente ) e il cuore che batteva forte: per l’emozione, ma anche per la pendenza ( a tacere del fumo e della mancanza d’allenamento) Un caldo che neanche il 29 agosto, giorno dell’Apparizione, quando i cristesanti delle confraternite portano i crocefissi al Santuario. E all’arrivo   c’era già chi aveva conquistato un posto all’ombra .   Già, il posto. Quando si assiste ad una corsa ciclistica   la scelta della postazione è essenziale. Ci si guarda intorno, si scrutano i vicini, con un colpo d’occhio si cerca di capire se lì può andare bene, o se è meglio laggiù, prima della curva, così li vedi anche di sotto. Una transenna bassa   –l’unica-   nell’ultima curva, tra i 100 e i 150 metri finali. Sotto il sole: però vuoi mettere , mi posso anche appoggiare   e pazienza se starò in piedi tutto il giorno . In fin dei

16 Agosto 2019: ricordando Felice

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  Avevo nove anni quando, al Giro   dell’Appennino del 1967, lo vidi per la prima volta. Era il primo ottobre : una giornata piovosa, nebbia sulla Bocchetta.   Ricordo che, nell’attesa del passaggio della corsa    ( in località Baracche, un breve falsopiano prima degli ultimi tornanti), i miei genitori   conversavano con una coppia di Nizza Monferrato: la signora era tifosissima di Gimondi ed era certa che Felice avrebbe trionfato.   Quando i corridori sbucarono dalla nebbia,   Gimondi era alla ruota di Dancelli, ed è un ricordo ancora vivo a distanza di oltre mezzo secolo. “Ha visto Gimondi!”, disse la signora, certa del successo del campione bergamasco,   alla sua prima partecipazione al Giro dell’Appennino     e che godeva dei favori del pronostico. Quella volta, però, Felice non riuscì a reagire allo scatto di Dancelli   che si involò verso il traguardo di Pontedecimo   :     Michele si duole ancora oggi che il giorno dopo i giornali dedicarono più spazio all’imprevista s

Mondiali di Agosto: vi ho voluto bene!

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                                      Per tanti anni i campionati mondiali di ciclismo si sono disputati   nel mese di Agosto. Pista e strada, donne, dilettanti e professionisti si davano appuntamento per conquistare la prestigiosa maglia iridata. Un po’   li rimpiango, quelle serate afose   e quei pomeriggi assolati   davanti alla televisione, in attesa dei guizzi   di Beghetto   , del tandem, di Morena Tartagni   e della prova in linea per i professionisti, che chiudeva la manifestazione . Le gare su pista erano emozionanti. Ricordo   la vittoria del tandem italiano - era il 1967- di Verzini e Gonzato sulla coppia francese formata da Morelon e Trentin , due monumenti tra i dilettanti .   Certe serate restavo incollato sino a tardi   davanti al teleschermo , con il volume al minimo , per assistere alle sfide nella gara   di velocità, quella che più mi appassionava: Beghetto,   Gaiardoni, Damiano, Pettenella, Turrini : che sfide con contro Sercu e Van Lancker   ! E c’era   Domenico

Giro 1965, sesta parte : il tappone di Madesimo

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  L’indomani tappa tosta, quattro passi da paura,   con   salite senza sosta, corsa veramente dura. Poco meno di trecento, i chilometri ,quel giorno , C’eran freddo, pioggia e vento, giusto a fare da contorno allo   Spluga    e al San Gottardo, al San Bernardino e al Furka: non un tavol da biliardo, di salite una mazurka!   E partirono alle sette dalla terra del Groviera pronti ad affrontar le vette , tutti in sella sino a sera. Fu Bitossi a primeggiare sulle prime due salite. Sulla terza -e via, andare-   fu Taccone – udite, udite!- a passar   davanti   in cima . Si era su San Bernardino, mai si era fatto prima   quel gran bel valico alpino.     Dopo avere scollinato fu Dancelli, gran bresciano, a lanciarsi a perdifiato all’attacco: mica strano per lui, grande lottatore , che voleva andar lontano. Lo raggiunse il capolista, sì Adorni in maglia rosa . Una bella coppia mista,   agguerrita e assai   grintosa che menava a più non posso nonostante il

Giro 1965, quinta parte: la vittoria di Zilioli a Saas Fee

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    Tre tapponi in successione, tra l’Elvezia e Lombardia. Ci voleva un gran campione, non   di certo codardia , per provare a fare il vuoto a Saas Fee, là nel Vallese, per il Giro un luogo ignoto, dove tante eran le attese. Il secondo era Mealli, terzo il giovane Gimondi prima delle alpine Valli   e dei monti come sfondi   Sul Sempion ci fu battaglia , e fu Italo ,davanti, scalatore di gran vaglia, a svettar su tutti quanti. Con coraggio da leone, la paura sconosciuta, fece proprio un discesone , senza tema di caduta. In pianura fu ripreso dal gruppetto dei migliori   e nel tratto più scosceso solo in sette per gli allori.   Ma era   proprio in gran giornata   il ragazzo di Torino: e fu sua l’accelerata, a traguardo ormai vicino, a lasciar tutti di sasso. Arrivò solo soletto, e davvero ebbe gran passo , meritandosi l’affetto dei tifosi suoi esultanti . In classifica secondo, ma i minuti ancora tanti: dai Zilioli, un bell’ affondo!