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Visualizzazione dei post da settembre, 2021

Ventimila pietre sotto le ruote: la vera storia di Giulio "Jules " Rossi

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Sbaglia chi pensa che per trovare luoghi non toccati dal traffico, né violati da viadotti autostradali o da linee ferroviarie ad alta velocità sia necessario andare chissà dove. L'alta valle del torrente Ceno, in provincia di Parma, è uno di quei posti. Se non fosse per lo stabilimento dell'acqua minerale – unico insediamento industriale che turba quell'atmosfera incontaminata - sembrerebbe di tornare indietro di cent'anni. Piero, che ha scelto di vivere lassù, non riesce neppure a telefonarmi col cellulare perché - per usare un termine dei nostri giorni - «a Masanti non c'è campo». E neppure riesce a vedere tutti i canali televisivi; ma credo, conoscendolo, che non gli dispiaccia troppo perdere il Grande Fratello e XFactor... Avevo scoperto quei posti più di trent'anni fa, e la prima volta c'ero andato in corriera, partendo da Chiavari. Un viaggio interminabile, lungo i tornanti del   Bocco: come se non bastasse, bisognava cambiare mezzo a Bedonia

Quel giorno, a Goodwood .....

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  Non erano neppure passati due mesi dal trionfo al Santiago Bernabeu e doveva essere ancora metabolizzata quella vittoria. L’Italia era campione del mondo e volevamo gustarci a lungo quell’emozione che ci aveva accompagnato durante l’estate. Calcio più che mai ai vertici , dunque, ma era anche logico. Non capitava dal ‘38 e solo i più anziani potevano avere il privilegio di rivivere la stessa gioia. Per la mia generazione era la prima volta, dopo il secondo posto dell’Azteca ed il quarto di Baires, ma anche dopo la Corea ed il Mondiale di Germania. Sembrava che il calcio avesse fagocitato tutto il resto e che gli altri sport non reggessero il confronto. Nel ciclismo, i successi azzurri di quell’anno non erano stati altrettanto esaltanti Contini aveva vinto la Liegi, Beccia la Freccia Vallone ma nelle altre classiche di primavera non si era visto altro. Hinault aveva bissato il successo al Giro , nel quale era stato appena impensierito proprio da Contini, con Moser e Sa

La Storia dell'iride : un bel libro ( quasi) tutto ligure

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                                   Tra i libri dedicati alla storia dei campionati mondiali di ciclismo, sono particolarmente affezionato   ad un   ormai vecchio volume   edito nel 1985 a Chiavari ” Ciclismo, i Campioni del Mondo ” ( Edizioni Sagno), che ripercorre la storia   della prova per l’asseg7nazione della maglia iridata dal 1927 al 1984. Costava   ben 39.000 Lire   e credo di averlo acquistato   proprio a Chiavari, considerato   che in quella città avevo cominciato a lavorare     nello stesso anno in cui venne pubblicato. L’ho risfogliato in questi giorni e debbo dire che valeva la spesa. La presentazione di Gianni Brera è godibilissima , così come è piacevole la lettura dei testi affidati alla penna di Manlio Fantini, che fu   giornalista del Corriere Mercantile e responsabile dell’edizione genovese della Gazzetta dello Sport. Un giovane Beppe Conti    è l’autore delle schede tecniche dedicate   ai vincitori. E’ un volume che si caratterizza da un lato   per la mancan

Buon compleanno, Italo!

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    L’ho capito tardi, una domenica d’agosto del 1973. Erano appena passate le motostaffette, quelle con la tuta rossa, quando è arrivato - tutto solo- Italo Zilioli. Ha impostato la curva ed ha rilanciato la sua azione verso il traguardo di Pontedecimo. Ormai mancavano poche centinaia di metri al suo secondo successo nel Giro d’Appennino , dieci anni dopo la prima vittoria. Era scattato sui Giovi e li aveva lasciati tutti dietro. Lì ho capito che Zilioli l’avevo sottovalutato, come atleta e come uomo., ritenendolo -con uno di quei giudizi impietosi che gli adolescenti sanno dare- un atleta destinato a collezionare piazzamenti, ad osservare quelli che lo precedevano. Come quella volta che , in cima alla Bocchetta (era il 1969) inseguiva i migliori, staccato ed in affanno, e con la ruota posteriore – mi pare di vederla ancora- che faceva strani movimenti: forse l’aveva cambiata poco prima e non era stata montata perfettamente. Mi fece tenerezza, allora. A distanza di tanti anni

Coppi, l'ultimo volo (PonteX, 18 Settembre 1955 )

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  La prima volta che vidi una    documentazione   filmata del Circuito dell’Appennino del 1955 fu negli anni novanta. Erano uscite due videocassette   dedicate   a Fausto Coppi ( Un uomo solo al comando, il titolo).   “ Queste   sono immagini davvero storiche   …” Iniziava   così il commento di Claudio Ferretti. che sapeva coinvolgere emotivamente lo spettatore durante il breve ma intenso filmato. Confesso che provai una certa emozione    ( anzi, mi venne la pelle d’oca)    nel vedere la salita della Bocchetta, definita da Ferretti “ una delle più dure salite del ciclismo internazionale ” E sono     immagini davvero storiche , perchè testimoniano l’ultima vittoria in una corsa in linea di Fausto Coppi, ottenuta   “ sulle salite di casa sua : la Scoffera, la Castagnola, la Bocchetta ”. Il riassunto di tutta una carriera , come ben sintetizzò Ferretti che quel giorno – aveva dodici anni- seguì la corsa in compagnia del padre Mario, il famoso radiocronista. Un commento ben divers