Mémoires du Tour: il giallo di Polidori ( e del Gelosino)

 


Si chiamava “ Gelosino” il registratore  a nastro prodotto  negli anni sessanta dalla Geloso. Compatto, portatile  e  con simpatici tasti colorati  era il mio oggetto del desiderio  nella primavera del 1967.Frequentavo la terza elementare , allora,  e fu il regalo per la mia promozione.

Ricordo che con mio padre andammo in un negozio di Via Prè e ci venne proposto un registratore giapponese. Forse sarà stato anche migliore, ma a me piaceva il Gelosino, pubblicizzato sulle pagine di Topolino. Credo costasse anche di più  ma  per una volta insistetti, e mio padre fu costretto a cedere.

 Era fine giugno, e cominciai ad armeggiare con i nastri di colore marrone  ed il microfono .Poi, dopo i primi giorni, mi venne l’idea di registrare le telecronache del Tour de France  per farle ascoltare a mio padre, al ritorno dal lavoro.

Avevo seguito  per intero il Giro d’Italia, vinto da Gimondi,  ed ora mi apprestavo  a vivere le emozioni della corsa transalpina .




Quell’anno era stato  previsto il ritorno alla formula delle squadre nazionali  e l’Italia schierava due formazioni: oltre alla “Nazionale” propriamente detta ( capitano unico Gimondi,  Luciano Pezzi sull’Ammiraglia), c’era la squadra “ Primavera” , capitanata da Franco Balmamion  e diretta da Gastone Nencini.


                                  

Fu alla quarta tappa, da Caen ad Amiens , che registrai il finale di gara. C’era una fuga in atto, con due azzurri della “ Primavera”: Marino  Basso e Giancarlo Polidori. Quando la fuga aveva ormai raggiunto un vantaggio rassicurante , e mancava ormai poco all’arrivo, lasciai partire la registrazione .E la cosa portò bene perché Basso ( che l’anno precedente aveva vinto al Giro d’Italia la tappa di Napoli) si impose in volata e  Polidori conquistò la maglia gialla.








La indossò solo per ventiquattro ore , l’atleta  marchigiano, ma quel giorno  fu per lui  l’inizio  di una carriera di tutto rispetto, con vittorie significative in Italia e all’estero quali i Giri del Lazio, del Veneto  e di Toscana , la Tre Valli Varesine  e , per due volte, la Sassari -Cagliari.


                                          


Nel Giro d’Italia del 1968,  dopo una lunga fuga, si avviava a vincere la tappa sulle Tre Cime di Lavaredo: solo Merckx lo superò nel finale.

Fu uno dei protagonisti del periodo a cavallo degli anni 60 e 70: maglia rosa per un giorno anche al Giro del 1969, quarto al  campionato del mondo di Mendrisio del 71, nello stesso anno  si aggiudicò anche il San Silvestro d’oro , il trofeo che , all’epoca, premiava il corridore italiano che aveva ottenuto i migliori risultati durante la stagione ciclistica.

                                


Fui molto  orgoglioso di avere registrato quella tappa, che aveva visto primeggiare i due atleti azzurri.

Conservai  quel registratore ed alcune  bobine per tanti anni, poi l’uno e le altre  scomparvero  in modo misterioso e mai accertato.

Peccato, perché   oggi risentirei volentieri la registrazione di quella volata , le voci di De Zan, di Basso e di  Polidori.




Ricordo che quella  sera andai da mio nonno, il quale mi chiese come fosse andata la tappa. “Ha vinto Basso, un italiano!  E la maglia  gialla chi l’ha presa? Polidori, nonno, un altro italiano. Mio nonno aveva all’epoca 86 anni e benchè in  ottima forma, forse era  leggermente sordo. “Chi? Pomidori? “mi chiese . No, PO-LI-DO- RI, risposi. Allora capì chi aveva conquistato la maglia gialla in  quel giorno di inizio luglio del 1967.

 

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