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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

Giro 1965, quarta parte : il ritorno al Nord

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  Venne il giorno di riposo, con un bel trasferimento. Da Palermo, clima afoso, a Milano: e fu un momento arrivare in settentrione   tutti in volo, che emozione! Volatona in quel   di Novi, tappa veramente corta , Ma in quel luogo ti commuovi, pensi a Fausto e alla sua sporta.   Vinse il buon Danilo Grassi, superando tutti gli Assi.                                        Anche il dì, quello seguente , arrivando nel Ponente fu volata tra i migliori. A raccogliere gli onori ci penso’ Bruno Mealli , nella terra dei Camalli. Dalla patria del taggiasco si puntò verso Torino.   Aldo Pifferi, comasco, festeggiò col bicerino la sua prima gran vittoria   e   gli arrise alfin la gloria.   Gran volata anche a   Biandronno, proprio là nel Varesotto dove Marcoli fu il “nonno” e li mise tutti sotto. La classifica immutata, con Adorni sempre in testa: Da doman non più volata, non sarebbe stata festa sulle Alpi   assai   innevate. Si aspettava   gran battaglia com

Giro 1965, terza parte: tra Scilla e Cariddi

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  L’indomani, a Catanzaro, non  mancaron le sorprese. Nella terra dell’Alvaro   fu Adorni a far le spese   di una fuga da lontano. Vinse Brandts, belga fiammingo, su Scandelli, molteniano , che non fu molto guardingo. E la maglia   ando’ a Mealli, trentasei secondi appena, e ci furon feste e balli   nel paese suo, Ciuffena.   Sul più bello lungomare   dell’italico stivale ( così’ disse, almeno pare, Lele, il vate nazionale) fu volata tra i migliori . Primeggiò ancor Durante   e per lui furono allori. Mendolesi , cuor vibrante, prese un buon secondo posto , certamente   non fu fermo anzì fu davvero tosto : l’indoman vinse a Palermo.   Ci fu fuga   ad Agrigento, dove raddoppio’ Carlesi   ma   veloce come il vento, superando Mendolesi, nella terra del Tiranno -e lo fece senza affanno- vinse   Marcoli, saetta, e tale nomea gli spetta. Po ci fu la lunga crono, da Catania a Taormina ed ogni passista buono s’impegnò sin da mattina.                        

Mémoires du Tour. Pirenei 1969: Merckx, l'extraterrestre

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                                                                             Lo scorso anno, in occasione di un viaggio negli USA, ho visitato lo Space and Air Museum di Washington. Un museo decisamente affascinante, dedicato alla storia dell'aviazione e alla scoperta dello spazio. Se solo l'aria condizionata non fosse stata regolata su livelli polari, la permanenza sarebbe stata ancora più piacevole. Non c'è che dire: osservare da vicino il LEM -il modulo lunare   che sembrava ricoperto di chilometri di fogli di alluminio, tipo Cuki-, le capsule sulle quali gli astronauti ritornavano sulla Terra - ma come ci potevano stare tre persone lì dentro?- è stato emozionante. Così come lo è stato soffermarsi incuriositi a guardare tutti gli oggetti legati in qualche modo alle esplorazioni sulla luna. Non mancava neppure il gilet indossato da “Gene Kranz”   , reso celebre dal film Apollo 13.   E' stato un ritorno al passato, a quel periodo in cui    i viaggi nello spaz

Mémoires du Tour. Pirenei 1998, Plateau de Beille : vola Pirata, vola!

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     Se ad un appassionato di ciclismo fosse chiesto, a bruciapelo: “Qual è stata – delle tappe vinte da Pantani al Tour de France – quella che ti ha entusiasmato di più?”, siamo certi che il risultato indicherebbe al primo posto – e con largo margine – quella di Les Deus Alpes. E sarebbe difficile dargli torto, poiché quel 27 luglio del 1998 è scolpito nella memoria di ogni sportivo. L’attacco del Pirata sul Galibier, la fuga solitaria e la conquista della maglia gialla conservano, a distanza di dodici anni, una tale suggestione che le altre sei vittorie di tappa ottenute in carriera alla Grande Boucle cedono il passo a fronte di quella memorabile impresa. Quest’ultima, infatti, sembra avere quasi attenuato il ricordo dell’altra vittoria in salita che, nel Tour del ‘98, costituì il primo passo verso il trionfo finale.                                                                     Fu a Plateau de Beille, infatti, che Pantani capì che ce la poteva fare e gli osservatori più scett

Mémoires du Tour. Pirenei, 1971: le lacrime di Ocaña

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                                                                              Eddy Merckx si presentò alla partenza del Tour del 1071 con il ruolo di grande favorito, deciso a cogliere il terzo successo consecutivo sulle strade di Francia. Neppure aveva disputato il Giro d’Italia, desideroso com’era di compiere un’impresa che già sapeva di leggenda. Per come aveva trionfato nei due anni precedenti, sembrava che gli avversari potessero ben poco contro lo strapotere del belga. Era ancora vivo il ricordo della cavalcata pirenaica di due anni prima, quando Eddy si era lanciato in una fuga vittoriosa che aveva strappato applausi a tutti gli addetti ai lavori. Eppure alla partenza da Mulhouse si respirava un’aria diversa dal solito. Eddy non aveva dominato in primavera e c’era chi – come Anquetil – riteneva il belga grande favorito, ma comunque vulnerabile. Assente Gimondi, la pattuglia degli avversari annoverava, in prima fila, oltre a Thévenet, Zoetemelk e Van Impe, l’agguerrito drapp

Mémoires du Tour. Pirenei ,1961: Massignan e la tempesta

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                                ll Tour del 1961 era stato disegnato su misura per Jacques Anquetil. Il campione transalpino, dopo il successo ottenuto quattro anni prima, non poteva correre rischi. Ci sarebbe stato Charly Gaul ad impensierirlo per la vittoria finale ma gli organizzatori, per scongiurare sorprese, avevano inserito – al primo e all’ultimo giorno di gara – due tappe a cronometro, la seconda delle quali lunga ben 75 chilometri. E, come da copione, il biondo normanno aveva messo tutti in riga sin dal primo giorno, dopo la seconda semitappa a cronometro di Versailles, e non aveva fatto grande fatica a mantenere il simbolo del primato. Le due tappe alpine di Grenoble e di Torino erano state deludenti: solo nella prima Gaul aveva rosicchiato un minuto e quaranta secondi. Troppo poco per impensierire la maglia gialla, che sembrava avviata ad un trionfo in carrozza. Restavano le due tappe pirenaiche, alla vigilia delle quali Anquetil si era presentato con un vantaggio rass

Mémoires du Tour. Gino Bartali e la "regola del sette "

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                                                         Il 7 Luglio del 1937 è il giorno   della settima tappa di quel Tour de France    , la   Aix Les Bains-Grenoble di 288 chilometri che comprende la scalata del Telegraphe   e del Galibier.   Fa caldo   e   sino ai piedi della prima salita   l’andatura è modesta, poi iniziano i primi scatti e fugge l’individuale francese Gallien che precede un terzetto formato dallo spagnolo Berrendero, dal belga Lowie e da Vicini.   Gino Bartali ( all’esordio al Tour) e Maès sono a 2’30” mentre   la maglia gialla, il tedesco Bautz, in piena crisi, accusa un distacco superiore ai 10 minuti . Quando   mancano una quindicina di chilometri alla vetta del Galibier   Bartali scatta e, scrollatosi dalla ruota Maès, si getta all’inseguimento del terzetto che, a sua volta, rincorre Gallien.   Bartali   raggiunge e supera chi lo precede e passa primo sotto lo striscione del traguardo della montagna: a 1’14” è Gallien, Vicini a 2’31”, Berrendero a 4' e 01