Coppi, l'ultimo volo (PonteX, 18 Settembre 1955 )



 





La prima volta che vidi una   documentazione  filmata del Circuito dell’Appennino del 1955 fu negli anni novanta. Erano uscite due videocassette  dedicate  a Fausto Coppi ( Un uomo solo al comando, il titolo).



 Queste  sono immagini davvero storiche  …” Iniziava  così il commento di Claudio Ferretti. che sapeva coinvolgere emotivamente lo spettatore durante il breve ma intenso filmato.

Confesso che provai una certa emozione   ( anzi, mi venne la pelle d’oca)   nel vedere la salita della Bocchetta, definita da Ferretti “una delle più dure salite del ciclismo internazionale

E sono   immagini davvero storiche , perchè testimoniano l’ultima vittoria in una corsa in linea di Fausto Coppi, ottenuta  sulle salite di casa sua : la Scoffera, la Castagnola, la Bocchetta”. Il riassunto di tutta una carriera , come ben sintetizzò Ferretti che quel giorno – aveva dodici anni- seguì la corsa in compagnia del padre Mario, il famoso radiocronista.

Un commento ben diverso da quello che accompagnava il filmato integrale ( che oggi si può vedere nell’Archivio dell’Istituto Luce  ) nel quale la voce fuori campo ed il commento musicale non erano consoni all’impresa compiuta dal  Campionissimo  che, a distanza di quasi settant’anni,  è ormai entrata a pieno titolo nella leggenda del ciclismo




Coppi aveva appena compiuto trentasei anni  e in quella stagione era apparso  di nuovo in gran  forma.  Le vicende personali  conseguenti alla separazione da Bruna ed al processo per abbandono del tetto coniugale ( che si concluse nel marzo di quell’anno con la condanna di Fausto) sembrano non scalfirlo sul piano sportivo.  In  primavera vince il Giro di Campania ed è secondo alla Parigi Roubaix , al Giro di Romagna  e al  Giro d'Italia  , con soli tredici secondi di ritardo da Magni, insieme al quale è autore di una leggendaria fuga nella  penultima frazione, conclusa con la sua ultima vittoria nella Corsa Rosa  .

Il 13 maggio è diventato nuovamente papà, e la nascita di Faustino pare avergli dato un’iniezione di fiducia e di insperata energia

Fausto si presenta al Circuito dell’Appennino con l’intenzione di vincerlo. E’ la sua quarta partecipazione  e sembra passato un secolo da  quando – era il 1938- aveva raggiunto in bicicletta  da Castellania  il raduno di partenza di Pontedecimo e potè gareggiare   solo perché Luigi Ghiglione, l’ideatore  e storico patron della corsa , chiuse un occhio sulla sua età . Arrivò sesto, facendo incetta di traguardi volanti e facendosi notare dai critici.

 Luigi Ferrando, vincitore di quell’edizione, una volta   mi raccontò che nella discesa dei Giovi , prima di imboccare la salita decisiva , quel ragazzo sconosciuto provò un allungo. L’esperto Luigìn non si lasciò intimorire  e gli disse : “Ma dove vai, non lo sai che  c’è la Bocchetta?

L’anno successivo salì sul podio, classificandosi terzo, mentre nel 1952  partecipò quasi per onor di firma , pedalando nelle retrovie insieme a Ginettaccio. 

Ma stavolta è diverso: a Pontedecimo vuole la vittoria

La conferma la si ebbe molti anni dopo quando Luigi Ghiglione, in una intervista alla Gazzetta dello Sport , raccontò che Ettore Milano, una settimana prima della competizione , gli preannunciò che l’intenzione  di Coppi  era quella di fare una grossa corsa , ma che era indispettito per quanto accaduto al Giro di Romagna , dove era stato raggiunto, in circostanze ritenute poco chiare, da  Magni e da Minardi, e si era dovuto accontentare della piazza d’onore.

Fu lo stesso Coppi, in occasione della punzonatura, a confessare a Ghiglione  che avrebbe corso per vincere, ma che voleva delle garanzie: dalla Bocchetta all’arrivo tre motociclisti  della Polizia stradale avrebbero scortato , oltre il Campionissimo, sia Magni che Minardi, per assicurare la correttezza della gara

 

Quella domenica , il 18 settembre, è una giornata radiosa di fine estate.

 


 

Si presentano in 95, a Pontedecimo, alla partenza del Circuito dell’Appennino, penultima prova valida per l’assegnazione della maglia tricolore . Assente Nencini, i  migliori corridori nostrani sono pronti a darsi battaglia lungo i 232 chilometri del percorso.

Dopo avere scollinato sul Passo dei Giovi, la corsa si snoda lungo la valle Scrivia, sino a raggiungere Serravalle  e, quindi, Novi Ligure.  : una foto  ritrae il momento esatto in cui Fausto passa sorridente davanti al cancello della sua villa   dove lo attende Giulia Occhini, con il piccolo Faustino in braccio





Risalendo la  Val Lemme verso il Passo della Castagnola  cominciano le fughe , ma i diversi tentativi , dopo il ritorno in Valle Scrivia, terminano ad un paio di chilometri dal Passo della Scoffera quando Coletto ( il più attivo nel  favorire il ricompattarsi del gruppo) , parte all’attacco portandosi dietro Fabbri e Nino Defilippis.

I  tre passano in vetta  seguiti a 25 secondi da Primo  Volpi,   che precede di poco il gruppo.

Nella lunga discesa su Genova ( all’epoca non c’erano gli attuali viadotti  ed il tracciato era in parte più tortuoso) , il vantaggio degli attaccanti cresce: a Marassi, davanti allo stadio Luigi Ferraris , i tre transitano   con un minuto e venti su Volpi e con  uno e trentacinque sul gruppo: non è stata una passeggiata sino a quel momento , la media che sfiora i 39 chilometri  all’ora lo dimostra.


 L’attraversamento di Genova non è semplice: i corridori  devono districarsi tra le rotaie  del tram, in Valbisagno e in Valpolcevera . A Rivarolo esce  dal gruppo il veneto  Giuseppe Zampieri ( detto Bombolo  )  che raggiunge i fuggitivi , li supera e tutto solo attacca la Bocchetta .

 Resiste   davanti  per i primi due chilometri dell’ascesa, quelli  più duri. A Langasco è ancora primo e precede il terzetto degli attaccanti di 150 metri. A seguire Assirelli, Padovan ,Volpi e Maggini. Dal gruppo è Aldo Moser il primo ad  uscire allo scoperto, e in breve raggiunge  Coletto, Fabbri e Defilippis, che stanno  acciuffando Zampieri.

E Coppi?

 Il tempo di porsi la domanda e Fausto scatta dalle retrovie  con Minardi  che, alla sua ruota  , resiste per poco.

L’azione di Fausto è irresistibile: sul Muro di Langasco vola e in breve  raggiunge e supera chi lo precede . Solo  Defilippis tiene il suo passo  sin dopo  Pietralavezzara quando,  dopo un breve falsopiano, la strada ricomincia a salire. E’ li, quando mancano poco più di  duemila metri  alla vetta, che Fausto comincia il suo ultimo volo solitario.




  Coppi ( il  “Cit”  lo avrebbe raccontato anni dopo) prega  il suo compagno di fuga   di stare con lui, di dargli una mano perché a strada che porta al traguardo è ancora lunga . Il tempo di un cenno di assenso
con la testa e Coppi inizia una progressione micidiale. Defilippis  cede, non prima di mandare a quel 
paese il Campionissimo!













Fausto, transita in vetta tra la folla esultante: ci sono anche Giulia e Faustino, e chissà se l’Airone avrà avuto modo di accorgersene. Defilippis passa a 1’ e 7 secondi, Moser e Bruno Monti a 1’ e 33, Magni ad oltre quattro minuti.





Il giorno prima Fiorenzo aveva chiesto a Ghiglione  se , con un ritardo di quattro minuti  in cima  alla  Bocchetta, sarebbe stato possibile rientrare . “Bisogna vedere chi c'è davanti”, gli rispose , profetico, il papà dell’Appennino.

E davanti c’è Coppi. Dal culmine della salita al traguardo ci sono settanta chilometri e se dietro si organizzano per il fuggitivo potrebbe essere problematico raggiungere il traguardo in solitudine 

Ma non per Fausto. 

A Voltaggio, dopo dieci chilometri di discesa, il suo vantaggio è addirittura  aumentato: un minuto e cinquantotto su Defilippis , Moser e Monti. Solo Magni, gran discesista, gli ha rosicchiato quaranta secondi. Coppi insiste nella sua azione lungo la Val Lemme e incrementa  ancora il suo vantaggio: poco più di tre minuti a Gavi. A Bivio Libarna, poco prima di Arquata Scrivia, quando si svolta a destra per ritornare a Pontedecimo percorrendo  la statale dei Giovi, ha 2 minuti e 40 secondi sui più immediati inseguitori, mentre Magni è a tre minuti e mezzo.

Chissà quante volte ha percorso quella strada  in allenamento , il Campionissimo, con i suoi fidati gregari! Tra Pietrabissara a e Isola del Cantone c’è una fontana da cui sgorga un’acqua freschissima,  e lui  era solito fermarsi per riempire la borraccia. 

Ma oggi no, oggi deve accontentarsi di una borraccia di acqua solforosa di Serravalle. Ha ordinato  a Pietro Moratto, un suo giovanissimo coequipier, di preparagliela e  di fargliela avere in corsa. E Moratto esegue.

Coppi pedala  come ai bei tempi ma la sfortuna, sempre in agguato nella sua carriera,  sembra materializzarsi nelle sbarre abbassate  di un passaggio a livello, a Isola del Cantone. Fausto si trova davanti numerose vetture,  rallenta, ha un gesto di stizza : la sua fuga potrebbe vanificarsi ma  le sbarre vengono alzate quel tanto che consente al  fuggitivo  di passare oltre . Senza scendere di sella, abbassando il busto fin dove gli è possibile  , Fausto passa. E, poco dopo, sarebbe passato anche un treno!


                                          


Ormai è fatta: dopo Ronco  Scrivia e Busalla , la breve asperità di Giovi  ed il  tuffo su Pontedecimo. Non alza neppure le braccia al cielo, Fausto,  quando taglia il traguardo , ma  nelle immagini del dopocorsa è raggiante ,  ed i tifosi sono in delirio.




                                                                                  

Il primo dei battuti è Monti, che  ha attaccato sui Giovi : arriva a  poco più di due minuti, a due minuti e ventinove  Moser  completa il podio mentre Defilippis paga nel finale lo sforzo compiuto sulla Bocchetta nel tentativo di stare a ruota  ed è quarto, ad oltre quattro minuti.


                                    

La vittoria  consente a Coppi di portarsi al comando della classifica per la maglia tricolore che si aggiudicherà, per la quarta volta in carriera, dopo il successo ottenuto nella Tre Valli Varesine a cronometro, la settimana successiva.

La Bocchetta l’ha scalata in venticinque minuti esatti, come Buratti l’anno precedente , e bisognerà aspettare quindici anni perchè Gianni Motta faccia meglio di lui. Aveva il 24 come massimo rapporto posteriore,  ma non è detto che l'abbia usato.

L’impresa di Coppi è la notizia del giorno: i giornali del lunedì, sportivi e non,  gli dedicano titoli  a nove colonne, come accadeva all’epoca dei suoi  successi più entusiasmanti





Coppi è ancora il grandissimo, inimitabile campione di una volta. La sua classe rispende sempre. E’ancora il più bravo, il più forte , il più completo” scrive il Corriere dello Sport.

Ed Emilio de Martino, su Sport Illustrato, in un articolo  intitolato “il ciclismo italiano ha ritrovato il suo Campionissimo” scrive “ Questa vittoria l’ha  ottenuta  nel modo solito, nel modo che tutti gli sportivi del mondo ormai conoscono: è stata ottenuta per distacco perchè Coppi quando è lui sa stravincere”



 

Se per Coppi quella sarebbe stata   l’ultima sua fuga vittoriosa, per Mario Ferretti fu l’ultima radiocronaca : da lì a poco sarebbe "fuggito"  dalla famiglia e dall'Italia  verso l'  America centrale  con Doris Duranti, la famosa attrice di cui era follemente innamorato

La vittoria del Campionissimo  diede lustro anche all’Appennino, che dall' ’anno successivo si sarebbe chiamato  Giro e non più Circuito: una vera e propria promozione tra le classiche  delle due ruote. E la salita della Bocchetta divenne uno dei Santuari del ciclismo internazionale,

 Claudio Ferretti, ricordando quel giorno, scrisse:”  Non so se è cambiata la Bocchetta. Non so se il tempo l’ha addomesticata.  Ma per me rimane l’insuperabile muro che difende il castello incantato.”

Anche per me è cosi: la Bocchetta è un luogo magico , di un incanto fiabesco.- E che  regala, a chi sa coglierle,   emozioni nuove  ogni volta che si sale lassù, davanti alla stele che ricorda Coppi e quella sua impresa indimenticabile in una domenica di Settembre di tanti anni fa.  




 


 

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