Mémoires du Tour . Bretagna, la Grand Départ del 2008 ( seconda parte)
Finale di Tappa a Saint Brieuc
Gente orgogliosa, i bretoni, gelosa delle proprie origini e delle antiche
tradizioni.
Si sono fatti in quattro per accogliere il Tour , organizzando parcheggi in
piena campagna a Plumelec, o negli spiazzi davanti agli ipermercati a Saint
Brieuc, , la città dei ponti. Che ha accolto il Tour con entusiasmo: e non
poteva essere diversamente perché Yffniac è a un tiro di schioppo e gli
Armoricani volevano essere vicini al loro Nanard. Con passione e affetto, come
a Plumelec, un luogo che quasi è difficile ritracciare sulle cartine stradali,
circondato da boschi e da campi di mais, nella regione che - si dice - abbia
dato i natali a Mago Merlino.
E’ una festa popolare che coinvolge tutti. Semplici curiosi, ma soprattutto tanti appassionati. E anche chi non segue il ciclismo tutto l’anno si ritrova appoggiato alle transenne: è il Tour de France, mica un circuito di terz’ordine! La signora di mezza età sfoglia la guida ufficiale e ,quando capisce che sei italiano, ti indica la pagina del team Lampre: “Damianò Cunegò!”, esclama. Si, madame, Damiano Cunego, noi ci speriamo … ”Bennatì!”, esclama ancora , ed è delusa quando le diciamo che l’ultimo vincitore dei campi Elisi questa’ anno non sarà presente, come “Baldatò”, d’altronde, anch’egli ben conosciuto dai transalpini. Il signore bretone con i capelli bianchi e la stretta di mano vigorosa ti ringrazia per avergli ceduto un gadget afferrato prima di lui , e ti informa sulle ultime notizie dalla tappa chiedendoti anche un pronostico sui favoriti di giornata.
E quando passa il pullman della Lampre si ritorna indietro di quasi trent’anni:
c’è Saronni, seduto accanto all’autista e , come quella volta alla Sanremo,
parte un incitamento: “Forza Beppe!!!” Il “bimbo” lo sente , si gira , e
risponde al saluto. “Italianò!”, esclama la signora. “Ouì, madame, c’est
Saronni”, ma con il francese zoppico, e valle a spiegare chi è quel signore .
Ed è festa grande quando passa la carovana pubblicitaria : unica, inimitabile,
per dimensioni e fantasia.
Poi c’è l’organizzazione, la famosa organizzazione del Tour, che non lascia
nulla al caso.
I cartelli di divieto di sosta “griffati” con il logo ufficiale della corsa,
installati da giorni; altri cartelli gialli piazzati alle uscite degli svincoli
autostradali, agli ingressi delle città, che preannunciano l’evento. Non
mancano neppure i ringraziamenti per la comprensione che viene richiesta. Tutto
contribuisce a dare l’impressione di assistere ad uno spettacolo unico, un
evento di prima grandezza per il quale vale la pena di fare una deviazione o di
posteggiare l’auto altrove.
Ci saranno pure le proteste, ma a vedere la partecipazione delle città sedi di
arrivo e di partenza non si direbbe.
“Ti ricordi quella volta, che ti attesi a Saint Malo?” , domandava Bartali,
sulle note di “Come pioveva”, in quel famoso siparietto del Musichiere. ”Di
memoria non ne ho molta, non ricordo, proprio no!” replicava Fausto. Viene la
pelle d’oca a ripensare a quelle immagini in bianco e nero vecchie di mezzo
secolo.
Saint- Malo, 1949
C’erano applausi per tutti, non solo per i campioni. Hinault gongolava e
Jalabert, festeggiatissimo, passava tra il pubblico sorridendo di fronte ad
improvvisati cartelli inneggianti a “Jaja”, come se lui stesso avesse dovuto
prendere il via. Anche i gabbiani, per nulla intimoriti dal frastuono,
sembravano incuriositi dallo spettacolo di folla. E c’erano applausi anche per
i motociclisti, che rispondevano al saluto, per le vetture ufficiali, per le
ammiraglie, per i pullman delle squadre. Gli uomini della “Gendarmerie” avevano
il loro da fare per tenerci indietro mentre passava il gruppo: è’ il Tour,
signori, e chi non vi partecipa ha torto! E’ la Bretagna, mes amis! Armor e
argoat, mare e terra. Frutti di mare e burro salato, crepes noir e biscotti
croccanti alla nocciola , scodelle di sidro e zuppa di pesce.
“Cafè, monsieur?”
“Calvados, s’il vous plait!”, perché stasera è festa. E’ il 7 luglio, compio
cinquant’anni e Rosa, mia moglie, con la complicità del ristoratore, mi ha preparato
una bella sorpresa: non la solita torta , ma il dolce tipico di Saint Malò, con
tanto di candelina. Quando usciamo dalla brasserie sembra di essere in pieno
pomeriggio perché le giornate , in questo lembo di terra proteso ad Occidente,
sono lunghe, interminabili e il sole, simbolo del Tour, è –almeno in questa
serata speciale - ancora alto nel cielo. Au revoir Bretagne, au revoir, Grand Boucle!
Mario Silvano ( ilciclismo.it, 2008)
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