Ridatemi Gualazzini!

 






Scritto nel 2007,alla conclusione del Tour di quell'anno


Me ne sono reso conto quest’anno.
Si ha un bel dire che gli anni non c'entrano, che l’importante è rimanere giovani dentro e via di questo passo.
Però da ragazzi è diverso, c’è poco da fare.
Paolo Villaggio ricordava  ad ogni piè sospinto il profumo del pitosforo di Corso Italia. Io ricordo quello dei glicini in fiore, che un tempo annunciavano l'arrivo della primavera piena





Luglio era il mese del Tour, era l’estate.
Era il mare di Vesima , cristallino e infido ( almeno così diceva mio nonno, che metteva in guardia dal fondale a suo dire traditore).
Dopo il bagno la focaccia di Voltri, il ritorno  a casa e l’attesa del collegamento, con le tapparelle abbassate per difendersi dal sole ma anche per vedere meglio il bianco e nero.
E pazienza se gli italiani non lottavano per il successo finale. Basso vinceva le volate in maglia azzurra , Bitossi conquistava la  classifica a punti e qualche successo di tappa arrivava sempre. E c'era gloria per Polidori e per Zilioli, ci si entusiasmava per le vittorie di Gualazzini.
E poi c’erano Merckx e Gimondi , Motta e Dancelli, Ocana  e  Agostinho

                                                           


Ero al mare a Cogoleto quando Moser conquistò la maglia gialla . A distanza di tanti anni posso confessarlo, un attimo di debolezza me lo concederete : era meglio guardare le mie compagne di scuola  in due pezzi che il trentino con il simbolo del primato!






La Rai, poi, per qualche anno non lo trasmise, ma ci si consolava dicendo che il Giro era più combattuto.
Battaglin , nel 79, ci regalo’ la maglia a pois, replicando quanto aveva fatto tre anni prima Bellini, ma in quegli anni non sempre i nostri connazionali erano presenti
Quando – era la prima volta – vidi il Tour  a Parigi, nel luglio dell'80, mi impressionò la carovana pubblicitaria : una roba mai vista, con quegli uomini Michelin giganteschi che passavano per Rue de Rivoli.




E il rito riprese. Il mare non era più quello di Vesima, ma quello di Quinto ( ugualmente pulito, allora!)
C'era anche Beccia ,un anno, a tentare di fare qualcosa sui monti della leggenda.
Il Tour coincideva sempre con qualche momento importante della mia vita . Il compleanno ( sono nato il 7 luglio) l’orale alla maturità, la discussione della tesi di laurea: era il 15 luglio dell’83 , e il giorno dopo Arroyo fece suo il Puy de Dome.



Poi ci fu Bontempi, che vinse ai Campi Elisi ed era bello vedere la tappa dopo essere stati in bicicletta a Portofino.
Veniva trasmessa l’ultima settimana, a quei tempi, e De Zan l’annunciava con toni da enfasi (" l'ultima settimana del Tour , quella decisiva..”)
E Luciano Loro, che una volta fu il migliore dei nostri.


Ci fu un anno (era l'89, mi pare ) che in una tappa pirenaica Beppe Conti, commentando le fasi della gara, profetizzò che quello spagnolo alto e magro e il nostro Bugno si sarebbero dati battaglia negli anni a venire sul Tourmalet e sull'Alpe d'Huez



Sbucò Chiappucci, nell'anno dei Mondiali, e per qualche giorno ci illudemmo tutti. Il mare era quello di Chiavari (pulito? non sempre, ma a volte capitava) ma quell'anno mi sembrò di tornare ragazzo.
E l'anno dopo l’avevo promesso: se un italiano è in maglia gialla, vado a Parigi! Restai sulle spiagge di Les Lecques a prendere il sole  perché il Navarro non l’aveva mollato, il simbolo del primato .
Poi, dopo l'impresa  di Chiappucci sul Sestriere ,vennero le vittorie di Pantani: Il giorno successivo al volo sul Galibier   Rosa ed io acquistammo  casa e fummo felici con lui



Come non ti posso voler bene, caro Tour, ci sei sempre nella mia vita!

Ma qualcosa infine si incrinò. Lo guardavo il Tour , ma con più distacco. Saranno stati i miei problemi di quegli anni, oltre a quell'americano che non riusciva a trasmettermi emozioni.
Un ‘estate  mi  si ruppe la televisione proprio a luglio.
Non ce la feci  a restare senza , presi  un minitelevisore  a  cinque pollici in bianco e nero e il secondo posto di Basso l’ho vidi  così (visto…intravisto, diciamo !)

Ma adesso basta, questa guerra di sigle (UCI, ASO, Wada ,Coni , Pro(Tour), e c'è n'è senz'altro qualcun'altra) mi ha stufato!
Basta, voglio ritornare all'antico!

Caro Tour, fammi un regalo. Il prossimo anno compio cinquant'anni. Vorrei ritornare a sognare come un tempo, magari dopo essere andato qualche volta al mare al mattino e aver mangiato la focaccia, e vorrei leggere solo di volate e di fughe, di imprese solitarie , di bici e non di Uci, di scatti e non di Watt(i) .
E pazienza se non ci saranno tutti: mi accontento di poco, credimi.
Fammi questo regalo, ti prego.
E se non puoi ridarmi Gualazzini, non importa: oggi ha vinto Bennati, va bene così.

 

Mario Silvano ( forum Cicloweb.it, 2007)



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