Marco Groppo: era bello, era bello davvero

 



                                             








Ciclisti belli, ricchi di fascino e con fama di rubacuori ce ne sono sempre stati.

Di Paco, prima di convolare a nozze con una ricca signora parigina, pare facesse stragi di fanciulle. Gepin Olmo aveva successo con le ragazze , che incontrava sulle strade della Riviera di Ponente.

Ma neppure Defilippis scherzava alle Sei Giorni di Copenaghen e anche Marino Basso era particolarmente sensibile   agli sguardi ( e non solo a quelli!) del gentil sesso: qualche notte brava se la sono senz'altro concessa!

Jacques Anquetil non si sottraeva ai piaceri della vita e ancora oggi è ricordato con nostalgia, da certe signore sulla settantina, per il suo innegabile charme d'oltralpe.

Poi c'erano le eccezioni: Bartali, sposo fedele , e Girardengo, che in vista della Milano-Sanremo non divideva il talamo coniugale con la consorte, per evitare tentazioni e conservare preziose energie per affrontare il Turchino e il Capo Berta: considerati   i risultati ottenuti, non si può certo dire che fossero sacrifici inutili!

 

Ma la bellezza , si sa, è un valore aggiunto di cui anche lo sportivo beneficia.

Ne è consapevole Marco Groppo quando si presenta alla partenza del Giro dell'82. E' passato professionista l' anno prima , con la Hoonved -Bottecchia di Dino Zandegù.

Giovane (è del settembre '60), alto e magro, fa il suo esordio nella Corsa Rosa con la maglia della MetauroMobili- Pinarello.

Compagno di squadra di Van lmpe, non può che imparare dall'anziano arrampicatore belga, venuto in Italia per chiudere una carriera che l'ha visto indossare più volte la maglia a pois e, nel '76, la maglia gialla sui Campi Elisi.

La prima parte del Giro, per Groppo, non è particolarmente esaltante. E' uno dei tanti, un giovane chiamato all'apprendistato. E' bello, questo si, ma servisse solo questo per essere campioni.....

Si mette in luce, inaspettatamente, nel primo arrivo in salita: a Campitello Matese, nel giormo della vittoria di Hinault, si piazza al quinto posto, precedendo corridori ben più titolati.

Il Giro è ancora lungo e quel piazzamento sembra costituire un estemporaneo exploit di un giovane virgulto: meglio aspettare per lanciarsi in giudizi affrettati.

A San Martino di Castrozza, Groppo invece si conferma. Questa volta è sesto all'arrivo e precede addirittura non solo la maglia rosa, ma il suo stesso capitano.





Però, mica male questo ragazzo di Gorla Minore!

Attira l'attenzione dei critici, che cominciano ad interessarsi al giovane varesino.

E fanno bene, perchè l'indomani, il giorno dell'attacco a Hinault sferrato dal tridente della Bianchi Piaggio, c' è anche Groppo tra gli attaccanti. Cede solo nel finale di gara, ma al termine della tappa entra al decimo posto della classifica generale e indossa la maglia bianca di miglior giovane, strappandola a Verza.


La conferma è arrivata: Groppo è una realtà. A Monte Campione , dove paga solo 26" ad uno scatenato Hinault, è quinto, e resta con il gruppo dei migliori anche nella Cuneo- Pinerolo, al termine della quale si ritrova all'ottavo posto in classifica generale .

Non riesce a mantenere il piazzamento, perchè nella successiva crono di Torino è scalzato da Moser, ma il nono posto finale in classifica è un traguardo che, alla vigilia, pareva insperato.

La maglia bianca (a proposito: il secondo è un gregario del bretone, si chiama Fignon, un biondino con gli occhiali ) è il giusto riconoscimento per il corridore che rappresenta la vera rivelazione del Giro. 





I giudizi sono unanimi: dovrà irrobustirsi, acquisire esperienza, ma sarà un grande protagonista nelle corse· a tappe. C'è  chi azzarda  addirittura un paragone con Coppi, per quel suo modo leggero di andare in salita, con le mani alte sul manubrio. 

 

Occorrono conferme e, a Pontedecimo, arriva la prima.

La Bocchetta rappresenta per ogni scalatore che si rispetti un vero e proprio esame di :maturità. Anche Groppo  chiamato a sostenerlo. Uscito in gran forma dal Giro d'Italia recita un ruolo di protagonista al Giro dell'Appennino di quell'anno. La Bocchetta non lo spaventa e resta con migliori( Baronchelli, Chioccioli e Beccia) sino agli ultimi chilometri. Cede alla distanza, insomma, ma il quarto posto finale equivale ad una promozione piena .

E se fossero necessari ulteriori riscontri, questi non tardano ad arrivare. Basta attendere la cronoscalata del San Fermo e, ancora , quella della Futa : il varesino è terzo, e onora con il suo piazzamento la gara dedicata al Leone del Mugello.

Groppo nuova speranza del ciclismo italiano, dunque? I presupposti ci sono. In salita ha dimostrato di tenere il passo dei  migliori. Deve migliorare  (e di molto) a cronometro, ma è giovane,  diamogli il tempo di crescere.

E poi è bello, Groppo: gli si può anche perdonare qualcosa.




 La stagione successiva è quella in cui Groppo è chiamato ad avvalorare le belle prestazioni che gli hanno regalato titoli su più colonne , interviste e tanti applausi.

E' ancora in forza alla MetauroMobili, e Van lmpe è con lui.

Alla partenza del Giro d'Italia non è più lo sconosciuto gregario dell'anno precedente:  ci sono Saronni e Visentini, ma più di un riflettore è puntato sulla :maglia bianca uscente.

Il Giro, dopo le prime tappe, ritorna a Campitello Matese, la salita che, l' anno prima, era stato il suo primo importante proscenio.

Stavolta per Groppo è diverso. Non ripete la brillante prestazione dell' 82,e arriva diciassettesimo al traguardo

Forse deve ancora carburare. In fondo è il primo arrivo in salita del Giro , un appuntamento che risulta indigesto a molti, e poi potrebbe avere svolto una preparazione diversa, in previsione di un piazzamento di prestigio, magari nei primi cinque.

La crono di Parma, invece, conferma che il meccanismo  si è inceppato.  D'accordo:  è noto a tutti che non ama la specialità; ma quei cinque minuti e mezzo pagati a Saronni in  38 chilometri sembrano un enormità per chi è partito con vellei di fare classifica

Il giorno dopo si capisce che per Marco è un Giro da dimenticare.

Va alla deriva nella tappa di Savona. I saliscendi della Riviera di Levante diventano ostacoli insormontabili: lui che, solo l'anno prima, aveva percorso con baldanza montagne che hanno fatto la storia del ciclismo.




E' in buona compagnia , ma la presenza di Battaglin  nel gruppo dei ritardatari  non può costituire una scusante. Arriva dopo mezz'ora, e il giorno dopo saluta la carovana.

Cosa  è successo a  Groppo? Si vocifera che abbia una love story con un'avvenente  Miss del Giro e che la passione lo abbia letteralmente svuotato: riuscirà a ritornare nei ranghi?

Viene portato al Tour :chissà che il fascino della Grande Boucle possa dargli una sferzata d'orgoglio e fargli dimenticare quella che potrebbe essere un'avventura coinvolgente, ma passeggera..

Speranza vana : Groppo arranca nella tappa pirenaica e in quella successiva chiude mestamente all' ultimo posto. Si ritira. Ha appena fatto in tempo ad assistere alla bella vittoria del simpatico Magrini, suo compagno di squadra.

Qualcuno sperava che il confronto con Fignon potesse stimolarlo. Vedrà in televisione il trionfo del professorino che, al Giro dell'anno prima  , non lo aveva minimamente  impensierito  nella lotta per la conquista della maglia bianca.                                                      

 

La parabola è conclusa, questa è la verità.

Riprova l'anno successivo, con la Dromedario, ma al Giro dura solo poche tappe.

Lascia il ciclismo per ritornare in sordina, nel'89, con i colori della Galli .In realtà il mondo delle corse non gli appartiene più da un pezzo. Ormai viene ricordato più per la relazione con la Miss che per quella sua maglia bianca.

Si riparla di lui quando Van Der Velde, l'uomo del Gavia,  si  rende  protagonista  di una fuga d'amore che riecheggia quella vissuta da Groppo pochi anni prima. E quando Bugno diventa argomento di una storia tinta di rosa, un'altra citazione e d' obbligo per il bel Marco.

Ma in questi casi si tratta di campioni affermati che hanno corso e vinto per anni : la vita privata  affar loro, al ciclismo hanno già dato. A Groppo, invece, non gli si perdona di avere abbandonato una carriera che prometteva bene, di essersi lasciato travolgere dal sentimento proprio nel momento in cui era chiamato a dare il meglio    di sè.

 Peccato, perchè quel Giro dell'82 aveva fatto sperare.

E' stata una meteora , Groppo, 

Eppure era bello, anche in bicicletta

Già: era bello, era bello davvero . Ma la sua stagione sportiva, purtoppo,  è durata un secondo appena.

                                                       

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