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Visualizzazione dei post da ottobre, 2021

I magnifici otto: quel Giro d'Italia al computer

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  Claudio Ferretti fu uno dei radiocronisti più amati a cavallo tra gli anni settanta e ottanta del secolo scorso. Sapeva raccontare con passione gli eventi sportivi : calcio, pugilato e, soprattutto, ciclismo. Seguì in moto diverse edizioni del Giro d’Italia di quegli anni, e fu particolarmente prezioso quando, nel 1974 e nel 1975, la Rai non trasmise in diretta le tappe di quelle edizioni. Memorabile   la sua radiocronaca nell’ultima tappa del Giro 1975: fu grazie a lui che seguimmo la sfida tra Bertoglio e Galdos sullo Stelvio. Nella primavera del 1980 ideò una trasmissione radiofonica ( “ I magnifici otto ” ) che , tra   aprile e maggio, andò in onda nel primo pomeriggio   su Radiouno. Il Giro d’Italia, quello vero, sarebbe stato preceduto da un Giro virtuale corso al computer da otto campioni del passato (Girardengo, Binda, Bartali, Coppi, Bobet, Anquetil, Gimondi, e Merckx) che si sarebbero dati battaglia sulle stesse tappe dell’edizione del 1980. Nel calcolatore   inst

Lo Sceriffo di Compiano

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                                                       Tutto cominciò al Trofeo Pantalica, nel marzo del '77. Francesco Moser, impegnato a disputare la volata, venne ostacolato da una moto. Beppe Saronni, diciannovenne neoprofessionista, ne approfittò e si aggiudicò la corsa. Era quasi uno sconosciuto, quel ciclista con la maglia della Scic, ma la sconfitta fece infuriare il trentino. Lui, campione già affermato e con un gran sèguito di tifosi, neppure poteva immaginare, in quel pomeriggio di primavera, quante altre volte avrebbe dovuto affilare le ruote con l'impertinente ragazzino di Novara. Da allora fu un duello ad ogni occasione, e non bastò correre insieme un Trofeo Baracchi per diventare amici. Non a caso proprio nel 1977 uscì un film (I duellanti, il primo film di Ridley Scott) la cui vicenda, con un po' di fantasia e qualche aggiustamento, poteva essere ambientata nel mondo del ciclismo, con la coppia dei campioni del pedale al posto dei due tenenti degli Ussari

I Lombardia di Bitossi: uno sguardo dal ponte ( di Lecco)

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  Franco Bitossi ha avuto un   rapporto speciale con il Giro di Lombardia- In tredici partecipazioni consecutive ( dal 1964 al 1976) il campione toscano è salito sei volte sul podio: due vittorie, due secondi   e due    terzi posti    costituiscono un ruolino di marcia di tutto rispetto. Se si aggiunge ,poi, che   ha ottenuto anche un quarto posto, che non si è mai classificato oltre il nono e che solo in un’occasione è stato costretto al ritiro, ben si può dire che il Lombardia sia stata la sua corsa. Ma nelle prime partecipazioni ha dovuto soffrire non poco, a causa   degli attacchi di tachicardia   da cui era affetto   e che lo    costringevano a mettere il piede a terra in attesa che il cuore mettesse giudizio. Poteva capitare in qualsiasi momento di ogni gara: prima di affrontare   una salita , durante un’ascesa, in un tratto in falsopiano. Ma al Lombardia, no. Nella corsa delle foglie morte c’era solo un punto in cui Bitossi era costretto a fermarsi: il ponte di Lecco.

Giro del Piemonte 1939: primi battiti per l'Airone

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  Se è vero che gli esami non finiscono mai, è altrettanto vero che il primo esame spesso si rivela quello decisivo, la prova da cui dipende il destino di    una persona. Anche lo sport non si sottrae a questa regola, neppure il ciclismo ammette eccezioni. Il Giro del Piemonte del 1939 fu, per Fausto Coppi, il primo importante test della sua carriera. Se l'avesse superato si sarebbero aperte per lui le porte del ciclismo professionistico: si sarebbe " accasato ", come si diceva all'epoca. Aveva diciannove anni, il ragazzo di Castellania, e Biagio Cavanna giurava sulle sue qualità. L'orbo di Novi l'aveva capito da come quell'anno aveva scalato il Penice e il Canneto, e pazienza se al Giro di Toscana una caduta gli aveva impedito di restare con i primi. La stoffa c'era, insomma, ma bisognava dimostrarlo in una corsa vera, una classica impegnativa. Sarebbe stato il Giro del Piemonte la verifica. Cavanna ne aveva parlato con Pavesi, il ras della Le

Emilia 1978: Felice e Franco scendono di sella

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                                                                                                                  Il Giro dell’Emilia di quest’anno , dopo la partenza da Zola Predosa, risalirà la Valsamoggia per raggiungere la prima asperità di giornata, la salita di Ca’ Bortolani, e   da lì il GPM di Passo Brasa. Nell’iniziale tratto pianeggiante , dopo poco più di venti chilometri dal via, i corridori passeranno per Muffa, una frazione del Comune di Valsamoggia . Un luogo come tanti dell’hinterland bolognese   che , tuttavia, occupa un posto nella Storia del ciclismo. Bisogna tornare indietro di oltre quarant’anni, nell’ autunno del   1978, per scoprirne le ragioni. Il 4 ottobre di quell’anno   , come di consueto, è in programma il Giro dell’Emilia. In quei giorni i titoli dei giornali sono dedicati all’improvvisa scomparsa di Papa Luciani ed alla scoperta di alcuni covi delle Brigate Rosse. C’è spazio, però,   per un’altra notizia : Gimondi e Bitossi, due tra i più grandi