Il fascino discreto del Turchino
C’è stato un tempo in cui non ho amato il
passo del Turchino . soprattutto le tante curve che caratterizzano il
suo tracciato , da Voltri sino alla galleria.
Erano gli anni sessanta,
e percorrere abitualmente di
prima mattina quella strada sul sedile
posteriore di una Bianchina panoramica per raggiungere l’Ovadese ,non
era proprio il massimo per un bambino. Ricordo che una volta ( o forse più di
una ) stetti male. .
Le cose non andavano meglio durante il viaggio di ritorno -
da Montaldeo ( il paese di mio padre) a Genova- che avveniva nel pieno
pomeriggio, con una calura insopportabile. Il premio per tanta sofferenza era
rappresentato da un sacchetto di patatine PAI acquistate in un negozio di
alimentari a Masone ( a volte anche un panino con salame, di cui ero ghiotto)
Dimenticavo i tre passaggi a livello nel tratto Rossiglione
– Ovada: allora c’erano parecchi treni sulla linea Genova -Acqui Terme e non era infrequente trovare le sbarre abbassate. Passi al mattino,
ma una sosta forzata in un pomeriggio
estivo era un’ulteriore disagio.
D’altra parte l’autostrada A26 non era stata ancora
realizzata ma, quand’anche ci fosse
stata, mio padre non l’avrebbe mai percorsa (“ L’autostrada è fatta per quelli che corrono”, diceva)
E poi le corriere, tante corriere, che collegavano Genova
con il Basso Piemonte. Se da Mele in avanti si aveva la sventura di incontrarne
una , bisognava rassegnarsi, almeno sino a Masone.
Sorpassarli in salita non era facile , specie per una Bianchina…..
Fu nel 1968 che andai a vedere il passaggio della Milano-
Sanremo sul Turchino. Convinsi mio
padre: volevo vedere i corridori in salita , nel breve tratto che da Masone porta verso il “tetto” della Classicissima.
Ricordo una fuga di tre ardimentosi, con De Prà ( gli altri,
ho controllato, erano Scandelli e Gualazzini ). Poi passò il gruppo e vidi
Merckx in maglia iridata. Ma andavano forte, troppo forte, e riuscii a riconoscerne ben pochi.
Una mezza delusione , insomma…
Poi, due anni dopo, ci posizionammo in una curva a gomito
nella discesa su Voltri .”Qui li vediamo meglio, perché frenano”,
disse mio padre Ed in effetti aveva
ragione perchè Michele Dancelli lo vidi veramente bene e lo incitai a
squarciagola., tanto da fargli vincere
la Corsa ( o, almeno mi ero sempre illuso di avere dato un contributo
decisivo a quell’impresa straordinaria ).
Oggi, dopo due anni di assenza, il Turchino ritorna alla Sanremo.
E, checchè se ne dica, ne sono assai contento.
Perché non potrei pensare ad una Sanremo privata di quella
che, sin dalla prima edizione, è una vera e propria icona del Campionato del Mondo di primavera. E che, a ben vedere , solo nelle prime edizioni
ha rappresentato un ostacolo per i corridori,
più per le pessime condizioni della strada
e per le avverse condizioni atmosferiche
che per il breve tratto di salita
da Masone alla vetta.
L’ultimo anno in cui la salita del Turchino ha fatto la differenza
fu nel 1946, quando Coppi staccò Teisseire e si involò verso la Città dei fiori. Semmai,
anche in tempi più recenti, qualche problema lo ha dato la discesa, perchè se piove e fa freddo scendere su Voltri
nasconde qualche insidia
Ricordo che all’inizio degli anni 80 Miro Panizza confessò
che nella discesa del Turchino aveva dovuto sganciare i fermapiedi in qualche
curva: per il freddo e la pioggia
battente aveva difficoltà a frenare. Nell’edizione del 91 , poi, Chiappucci mise le fondamenta per il successo proprio in
quella discesa , in una giornata di brutto tempo. Non sempre, quindi, alla fine della stretta e buia galleria splendeva il sole …..
Ora, da alcuni anni,
quella galleria leggendaria è
stata sostituita da una nuova, larga e
ben illuminata
Ma anche il Turchino è cambiato. Il traffico è diminuito ed
è un piacere andare in bicicletta nelle fresche mattine estive, prima che i
motociclisti si avventurino verso il
Faiallo .
Da tempo ho fatto pace con quella strada che da bambino mi faceva soffrire. E ne ho
scoperto il fascino salendo in bici non solo
da Mele , ma anche dalla strada delle Giutte e , soprattutto, dalla Canellona, una rampa
che non ha nulla da invidiare allo
Zoncolan .
E se c’è ancora qualcuno convinto che la Sanremo possa fare
a meno del Turchino, sappia che in Valle
Stura c’e una fontana in prossimità della località
‘Panicata’, alcune centinaia di metri dopo il secondo passaggio a livello della
linea ferroviaria Ovada-Genova, in direzione Masone, dove Fausto Coppi , durante suoi allenamenti , era solito fermarsi a
riempire la borraccia., Tant’è che gli abitanti dell’Ovadese l’hanno sempre chiamata” la fontana di Coppi”
Quel luogo, dal 19
Marzo di quest’anno, non sarà più anonimo, ma diventerà un piccolo museo del
ciclismo a cielo aperto nel quale,
appassionati di ciclismo e non, potranno sedersi sulle
panchine e leggere pannelli
dedicati ai campioni delle ruote.
Una ragione di più,
se ce ne fosse ancora bisogno, per legare indissolubilmente il Turchino alla Classicissima
di primavera
Mario Silvano
Caro Mario non finisci mai di sorprendermi. Se chiudo gli occhi mi sembra di viaggiare nel tempo e essere assieme a te nei tuoi ricordi. Sei un grande.
RispondiEliminaSono contento che ti sia piaciuto il mio ricordo. Ci conosciamo?
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