Quando la Parigi-Nizza... arrivò a Chiavari !
C’era un’insolita animazione , quel mercoledì 11 marzo 1959,
a Chiavari.
Al Gran Caffè Defilla, nei bar e sotto i portici del Caruggio Dritto non si parlava d’altro.
La tranquilla cittadina del Tigullio avrebbe ospitato, nel pomeriggio, l’arrivo di una
importante corsa ciclistica internazionale.
Non era passato neanche un anno da quando - era il 23 Maggio
del 1958- il Giro d’Italia era arrivato per
la prima volta a Chiavari, nella tappa ( la sesta della Corsa Rosa, partita da
Mondovì, la più lunga di quella edizione) che aveva visto il successo di
Silvano Ciampi e la conquista della maglia rosa da parte di Giovanni Pettinati.
Quella tappa , in verità, sarebbe stata ricordata per un episodio di cui parlò una rivista
francese. Mentre il gruppo compatto
procedeva a velocità sostenuta lungo una salita
che neppure era valida per il gran premio della montagna , si
udì distintamente un grido: “Rallentate per favore! “Era Coppi, che
implorava di abbassare il ritmo. “ Cinque anni fa , nessuno avrebbe osato
attaccare “, avrebbe commentato il
Campionissimo.
“ Ma c’è anche Coppi,
oggi?”, si chiedeva qualcuno nella Piazza della Cattedrale e del Comune.
No, Fausto non ci sarebbe stato, ma i chiavaresi avrebbe
applaudito alcuni dei grandi campioni di
quegli anni: Anquetil, Bobet, Riviere, De Bruyne, Nencini, Defilippis , Favero
e tanti altri
“ Ma che corsa è? Ancora il Giro d’Italia, lo fanno prima quest’anno?”,
era la domanda che si facevano quelli che non seguivano le competizioni
ciclistiche.
“No, è la Parigi-
Nizza!”, rispondeva chi, invece, di ciclismo ne masticava .
“ La Parigi- Nizza? E cosa
c’entra Chiavari?”
C’entrava , c’entrava eccome, perché in quel 1959 gli organizzatori della corsa a tappe transalpina, ebbero l’idea di farla proseguire sino a Roma : una gara speciale (quasi duemila chilometri di percorso in undici frazioni) per celebrare il gemellaggio tra Parigi e Roma e le Olimpiadi capitoline del 1960.
Il regolamento in vigore all’epoca proibiva di
prolungare le corse a tappe, perciò in quella edizione la settima tappa, che
doveva varcare il confine in Italia, partì da Mentone e non da Nizza e
venne considerata come la prima tappa della corsa ad inviti Mentone –Roma , alla quale parteciparono
tutti coloro che erano arrivati nella città che diede i natali a Garibaldi .
Un vero e proprio escamotage per aggirare il divieto imposto dai regolamenti.
Ci sarebbero state tre classifiche: una generale (ottenuta con la
somma dei tempi) e due a punti, la prima sul percorso Parigi-Nizza; l'altra sul
tracciato Mentone –Roma . Il leader
della graduatoria generale avrebbe indossato una maglia bianca. Le tappe
in programma erano undici: sei in
territorio francese, una con partenza in Francia ed arrivo in Italia ( Mentone-
Ventimiglia) e quattro interamente in
suolo italiano ( Ventimiglia- Chiavari, Chiavari- Firenze, Firenze - Siena,
Siena- Roma) .
Chiavari, quindi, fu una delle località italiane che ebbe l’onore di ospitare
quell’edizione, unica e mai ripetuta
, della Parigi Nizza ed entrò cosi a pieno titolo negli annali della storia
del ciclismo
Quel giorno, i corridori partirono dalla città di confine con il francese Graczyck leader della
classifica generale: alle sue spalle il connazionale Anglade, distanziato di 1'10", ed il nostro Defilippis, a 1' e 36".
In una bella giornata di sole primaverile i grandi
lasciarono spazio alle seconde schiere del plotone, che infiammarono la corsa
con diverse fughe lungo l’Aurelia , percorsa ad andatura sostenuta. Non mancarono
momenti di tensione a causa dei passaggi
a livello tra Cogoleto e Voltri e neppure fu facile attraversare Genova da
ponente a levante , zigzagando tra le rotaie del tram : Rivière cadde e si ferì
ad un gomito.
Dopo il caotico attraversamento del capoluogo ligure cominciò a delinearsi la fisonomia della gara : in testa un gruppetto di sei ( a Stablinski e Bolzan, che erano fuggiti dopo Celle, si erano aggiunti Janssens, Groussard, Anglade e Schoubben) con il gruppo che seguiva a un paio di minuti. Cleto Maule prese l’iniziativa di condurre l’inseguimento ed a lui si unirono Baffi, Everaert e Thomin. Il ricongiungimento con i primi avvenne sulla salita della Ruta, tra Recco e Rapallo. Dietro, il plotone accelerava il ritmo, sotto la spinta di Defilippis e di Saint. Il torinese e l'ex capolista presero il largo in compagnia di pochi altri atleti . Graczyk, la maglia bianca, non fu capace di rispondere subito, e raggiunse gli attaccanti solo nella discesa su Rapallo, con l'aiuto di Monti e di Cestari. Ma Defllippis e Saint, quando la strada ricominciò a salire, scattarono ancora. Graczyk perdette le ruote e si staccò, sia pure di poche centinaia di metri .
I nove di testa (Groussard aveva ceduto), scollinarono sulle Grazie e si gettarono a capofitto nella discesa su Chiavari.
Fu una volata convulsa e due atleti ( Everaert, già vincitore a Nizza e Pierino Baffi ) piombarono quasi appaiati sul traguardo: il francese, per pochissimo, ebbe la meglio sul nostro portacolori e su Maule.
La pattuglia di Defilippis arrivò a 18",
il grosso del gruppo giunse a l'01.
Graczyk, benchè in ritardo, conservò il primato in classifica, che mantenne sino a Roma. Baffi si
sarebbe riscattato a Firenze , cogliendo un bel successo parziale, ancora una volta
davanti a Maule.
L’indomani la carovana si radunò in Piazza Nostra Signora dell’Orto e, prima di imboccare l’Aurelia in direzione di Sestri Levante, percorse Viale delle Palme. Non ci fu neppure bisogno di sgombrare la bella ed elegante strada del centro dalle auto in sosta perché - le foto dell’ epoca lo testimoniano- non ce n’erano proprio!
Da allora dovettero passare molti (troppi!) anni perché Chiavari
fosse prescelta per ospitare una grande
competizione ciclistica, ma la partenza della Cronoscalata del Bocco , al Giro d'Italia del
1994, ripagò gli appassionati di quell'intervallo durato trentacinque anni.
Quel giorno c’ero anch’io, insieme a mia moglie Rosa, nata a Chiavari proprio nel 1959, l’anno
della tappa della Parigi- Nizza. Io sono del 1958, l'anno in cui sulle sponde dell'Entella era arrivato il Giro d'Italia . Forse era destino che ci dovessimo incontrare nella città del
Tigullio…..
Mario Silvano
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